CAOS

A partire dalla Teogonia di Esiodo, o dalle Metamorfosi cosmiche di Ovidio, o dalla tenebra caotica primordiale della Genesi biblica (in ebraico Tohu ubohu, caos primordiale), giù fino alla teologia dei Padri della Chiesa, il caos è una metafora dell’indistinzione di ogni cominciamento, dell’oscuro, ipotetico inizio di tutto. Riportandolo a noi stessi, è l’ingovernabile caoticità del grande mondo e della vita che ci circonda, da qui, fuori casa, giù giù fino al mistero del disfacimento, ineludibile condizione di un evolversi inizialmente confuso fino ad ogni caotica involuzione terminale. (La ri-voluzione, coi suoi risvolti, per questa volta lasciamola da parte). Il caos sembra come una trama di fondo universale dell’esistere, rispetto alla quale l’ordine, la chiarezza, la razionalità, il logos insomma, non è che l’ordito, un ricamo, o una fase episodica della vita – lunga e magari sostanziosa quanto si vuole –, ma nel lungo corso effimera.

Al contrario, è nella teologia del Vangelo di san Giovanni che «in principio era il logos / Ἐν ἀρχῇ ἦν ὁ λόγος /, e il logos era presso dio, e dio stesso era il logos». Per apprezzare a fondo il suo pensiero non è inutile ricordare che la discendente più prossima del logos in italiano è la logica. Non sempre tutto ciò ci risulta evidente. Ma amiamo credere a san Giovanni. Mentre invece le parole, metafore, aggettivi, verbi per significare il caos e le sue infinite declinazioni, nella nostra e nelle migliaia di lingue del mondo sono innumerevoli, e in genere di segno e di sapore opposto. Ovunque e comunque tradiscono atteggiamenti disparatissimi, dalla paura, alla deprecazione, al dubbio, al naufragio materiale, mentale, morale ecc. Che han poco a che fare con l’allegria e l’ottimismo.

Vi è però una categoria di termini che tecnicamente (dal punto di vista della formazione delle parole, l’onomaturgia) si possono definire ‘ludici’, anche perché nascono con un procedimento giocoso e quasi fanciullesco e casuale. I linguisti inglesi le chiamano doublets, o reduplicated words, noi parole gemelle. Fondate su assonanze, sono ludismi verbali, giochi di una lingua con se stessa, come il tedesco wirr-warr, i francesi charivari, ramdam e il popolare tamtam, gli inglesi mumble-jumble o mumbo-jumbo, l’australiano pic-nic, il paneuropeo misch-masch, l’ungherese zür-zavar, e così via. Sempre in francese il caos si chiama anche tohu-bohu. Questo nome, popolare e simpatico, è però l’antico termine ebraico, come abbiamo visto. Certo non è l’unico ludismo verbale nella Bibbia. Ma insinua un interrogativo: il grande Padre celeste, quando ha dato l’avvio al ‘tutto’, non aveva semplicemente voglia di giocare?

Questa giocosità di molti termini per dire il caos sposta il nostro tema nei campi elisi del ludus, verso l’armonia dell’ossimoro e il ritmo musicale degli accordi discordanti, che salda insieme la trama e l’ordito dell’esistere nella grande giostra che è la vita stessa, umana e non, terrestre e cosmica.

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