CAOS

Siamo soliti a pensare al nostro corpo come a una macchina meravigliosa, complessa ma perfetta e ordinata nella sua costruzione e nel suo funzionamento, come se si trattasse di un orologio. Viene spesso detto che basta una minima imperfezione di questo complesso macchinario per causarci una malattia o direttamente la morte. Questa visione del nostro corpo, però, è ingenua e poco attinente alla realtà. Certo, non si può negare che gli organi, i tessuti e le cellule che lo compongono appaiano come strutture dotate di ordine intrinseco. Il punto che sfugge alla maggior parte delle persone è che tali strutture non sono statiche, come può esserlo invece quella di un orologio, ma il loro funzionamento e mantenimento nel tempo richiede una continua distruzione e ricostruzione delle strutture stesse. Ovvero, una certa quantità di caos.

Per quanto ci possa apparire strano, la costruzione e la riparazione di organi, tessuti e cellule all’interno del nostro corpo non segue un progetto armonico come quello delle istruzioni dei giochi Lego, bensì avviene secondo la regola dell’assemblaggio semi-casuale con aggiustamento in corso d’opera. È come se nel realizzare un muro con i Lego usassimo tutti i vari tipi di pezzi che ci capitano a tiro, per poi staccare quelli non adatti (perché di forma o spessore troppo diversi dagli altri) e sostituirli con semplici mattoncini. Il punto è che non c’è un’intelligenza che orchestra la costruzione e il rinnovamento di cellule e tessuti, ma vi sono solo ‘macchine’ composte da molecole che fanno sempre la stessa cosa, anche se non sempre in modo corretto. Per questa ragione, è necessario che esistano dei meccanismi che rimedino continuamente agli inevitabili errori commessi da tali macchine. Questo continuo contenimento del caos è quindi intrinsecamente necessario al funzionamento dei macchinari molecolari che costruiscono le strutture ordinate del corpo, anche se comporta inevitabilmente un gigantesco spreco di energie e di risorse.

Se le strutture ordinate che compongono il nostro corpo rimanessero statiche, non ci sarebbe modo per adattarsi all’ambiente esterno, che è sempre mutevole. Invece, esse devono periodicamente essere distrutte e sostituite da strutture nuove, oppure rimaneggiate in modo più o meno estensivo. Questo avviene sempre in modo controllato, per non lasciare spazio ad eventi veramente distruttivi per l’organismo. Tale concetto è valido per i costituenti più piccoli del corpo, come le proteine, la cui degradazione è sotto stretto controllo da parte della cellula; per strutture cellulari più grandi, come lo scheletro cellulare, che è costantemente modificato nella maggioranza delle cellule; e anche per tessuti corporei come quello osseo o il rivestimento dell’intestino, che sono continuamente rimaneggiati o rigenerati. Questi meccanismi consentono all’organismo di essere pronto ad affrontare nuove situazioni, e a smaltire in modo ordinato strutture che, non funzionando in modo ottimale, potrebbero rivelarsi alla lunga dannose.

La vita è quindi un sottile equilibrio tra ordine e caos, e non perfetto ordine. In altre parole, la vita consiste nello ‘sporcarsi le mani’ con il caos, e tenerlo sotto controllo. Quando i processi che tengono a bada il caos sono malfunzionanti non si ha la morte, come invece succede se vengono a mancare i meccanismi che creano le strutture ordinate, ma patologie di vario tipo. Il cancro è una di queste.

Spesso il cancro viene definito come una degenerazione cellulare, come se si trattasse di qualcosa di completamente caotico, marcio o in decomposizione. Magari si trattasse di questo, sarebbe più facile affrontarlo… Invece no, il cancro è una malattia, o meglio, un insieme di malattie caratterizzate dalla perdita di alcuni importanti meccanismi che tengono a bada il caos all’interno delle cellule. Controintuitivamente, il risultato di questo non è il caos (che dovrebbe comportare la morte delle cellule tumorali), ma lo stabilirsi di un nuovo equilibrio tra ordine e caos che porta le cellule a sottrarsi progressivamente al controllo esercitato dal resto dell’organismo. Inizialmente, le cellule cancerose tentano di rigenerare un tessuto, come se appartenessero a una ferita costantemente aperta. In una ferita normale, l’organismo stimola le cellule a riprodursi per chiuderla, per poi fermare completamente questo processo. Il cancro non è in grado di arrestarsi, per varie ragioni che differiscono nei vari tipi di questa patologia, e continua a crescere. La proliferazione avviene in modo solo apparentemente caotico, in quanto le cellule tumorali tentano di organizzarsi in una nuova struttura con il contributo delle cellule sane dell’organismo, quasi tentassero di costruire un organo aberrante. Successivamente, le cellule cancerose evolvono, cominciando a comportarsi come organismi parassiti dell’organismo che le ha generate. A questo punto il cancro si ‘riproduce’ disseminando cellule cancerose nell’organismo, come fossero spore, che poi, viaggiando attraverso la circolazione sanguigna, raggiungono nuovi siti dove si annidano, generando tumori secondari, le metastasi. In tutto questo le cellule cancerose sono cambiate, non cedendo al caos, ma creando un nuovo equilibrio tra ordine e caos che ha permesso loro di acquisire proprietà speciali pur mantenendo alcune caratteristiche dell’organismo che le ha generate, per evitare di essere distrutte da questo. Per questo è così difficile intervenire contro il cancro: è un organismo parassita ma anche una parte del nostro corpo.

Il sottile equilibrio tra caos e ordine che ho cercato di descrivere in questo breve contributo è la quintessenza della vita, tanto nello sviluppo embrionale, quanto nella vita adulta o durante l’invecchiamento, in situazioni normali o patologiche. La difficoltà per chi studia questi processi non sta solo nell’individuare i meccanismi che mantengono tale equilibrio, ma anche nell’apprezzarne appieno la vastità e la complessità.

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