CRAC

C’è una morte pesante, dolorosa nella mia vita mentre scrivo queste righe, quella di mio fratello Mitya. Dovendo spiegarla ai cinque vivacissimi anni di mio nipote Alessandro mentre accadeva, gli dissi, guardando il cielo buio sopra di noi: «Lo zio è diventato una stella. Vedi, è lassù e brilla». È di questo che parla il ricco e complesso numero di «Multiverso» dedicato a crac. Il crac, ludico socio della coppia cric-crac (questi gemelli fonosimbolici, presenti dalle lingue dell’Asia estrema fino alle nostre, sono tra gli archetipi che abbiamo probabilmente in comune con diverse specie animali: crac, in particolare, forse con i corvi) ha dato luogo qui alle riflessioni sottili di scienziati, economisti, sociologi, alle meditazioni di antropologi, al filosofare di poeti e al poetico dipanarsi del pensiero filosofico. Un sommo senso di leggerezza spirituale si ricava, tuttavia, da queste pagine con la coscienza che le catastrofi sono solo passaggi, in genere evolutivi, che interrompono un corso, costringendolo pur anche a salti mortali ma ricordando anche nel microcosmo il disastro della morte del bruco, dalla quale si libra subito una farfalla. Esse sintetizzano il senso filosofico e spirituale delle vicende dei giorni e della più grande vicenda della vita finché ci meritiamo, ciascuno, di diventare una stella in cielo. Intanto possiamo consolare noi stessi, come i nostri nipotini, con l’aureo principio di Lavoisier, che in natura nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma.

multiverso

8-9