SCARTI E ABBANDONI
Gli oggetti salvati dai bambini
di Concetta Giannangeli
«Ogni oggetto ha la sua anima»
Carolina, 5 anni
«Certe cose sono rotte, si possono tenere anche solo per bellezza»
Francesca, 4 anni
«Gli oggetti hanno diritto di essere altre cose»
Giorgia, 5 anni
Con queste ed altre brevissime frasi, i bambini ci insegnano una nuova cultura della vita: quella che si oppone all’idea che il destino delle cose divenute vecchie, inutili ed ingombranti sia solo l’eliminazione, quella cultura che crede che gli oggetti, anche se negletti e abbandonati, possano parlare.
Gli oggetti parlano, anche i più inutili e dimenticati, comunicando pensieri, evocando ricordi e metafore, attivando azioni ed emozioni. Ogni oggetto, compreso quello già destinato a divenire un rifiuto, contiene potenzialità creative meritevoli di essere accolte e sviluppate, perché ogni cosa, pur se apparentemente insignificante, se osservata con altri occhi e con maggior attenzione, può essere riscoperta nelle sue mille possibilità e nei suoi ulteriori utilizzi.
Lo psicologo Edward de Bono, nel suo libro Imparare a pensare in 15 giorni (1971) dice che «…si tratta di considerare le cose non soltanto per quello che sono, ma per quello che potrebbero essere. In genere una stessa cosa può essere esaminata sotto molti aspetti, e talvolta i punti di vista meno ovvi si rivelano i più utili. Val sempre la pena, quando si è capita una cosa per quello che è, di approfondire l’esame per vedere cos’altro potrebbe essere» e, come dice Bruno Munari, «per vedere anche che cosa potrebbe diventare e a che cosa d’altro potrebbe servire». Picasso usò un manubrio da bicicletta e una sella per fare una testa di toro, una coperta od un lenzuolo può diventare un mantello, un tessuto tubolare di maglia elastica col quale normalmente si fanno indumenti, può essere usato come diffusore per una lampada, un vetro da chimica può diventare un vaso per fiori.
Ci sono cose che si possono usare così come sono e altre che si possono trasformare con opportuni tagli e pieghe. Ogni giorno si buttano via migliaia di scatole vuote del latte. Queste stesse scatole, in mano ad una persona creativa, possono diventare dei giocattoli divertenti da fare e da usare. La scatola del latte è impermeabile e allora possiamo trasformarla in una barca e lei galleggerà. Osservando quindi, non solo le caratteristiche formali, ma anche quelle materiche, cromatiche, tattili o altro di ogni oggetto, si può pensare di trasformarlo in qualcosa d’altro. Questo lo si può fare anche per insegnare ai bambini a essere creativi e a vedere le cose e a costruirsi dei giocattoli gratis e con divertimento. Un bambino abituato a vedere e a trasformare le cose diventerà creativo e non si annoierà mai. Un bambino creativo è un bambino felice. Quando può esprimere liberamente emozioni e sentimenti attraverso il linguaggio dei segni, delle forme e dei colori, quando può costruire e reinventare il suo mondo, allora sì è davvero felice.
Tutti i materiali ‘di scarto’ fatti di carta, metalli, cordame, cuoio, tessuti…, tappezzerie, contenitori alimentari, bottiglie…, nelle mani dei bambini possono trasformarsi in tesori insospettati ed esprimere le loro potenzialità creative ed artistiche.
L’artista francese Jean Dubuffet disse che «la vera arte è sempre là ove non la si attende. Là ove nessuno pensa a lei, né pronuncia il suo nome».
Per un bambino, la possibilità di ‘fare’ utilizzando l’infinita ricchezza data da oggetti e materiali di scarto fa sì che se ne scoprano le diverse qualità, le caratteristiche, le tecniche e le regole interne.
Uno spazio ricco di questi materiali diventa dunque un laboratorio dove sviluppare la capacità di osservazione e imparare a guardare la realtà che ci circonda con tutti i sensi. Un luogo di creatività, libertà, sperimentazione, scoperta, e apprendimento attraverso il gioco. Un luogo basato sul fare, affinché i bambini possano esprimersi liberamente senza l’interferenza degli adulti, diventando indipendenti e imparando a risolvere i problemi da soli. Un luogo dove i bambini imparino a conoscere di più con tutti i sensi, a rimuovere gli stereotipi e a guardare con occhi più attenti.