SENSO

Nell’ultimo secolo la conoscenza scientifica si è enormemente estesa. Ma non solo sappiamo molto di più, lo sappiamo in modo diverso, ed è mutato il senso di ciò che sappiamo e anche di ciò che già sapevamo. Questo ha avuto conseguenze radicali sul modo di guardare alle questioni essenziali: il nostro rapporto con la natura e con il cosmo; la nostra identità di individui e la nostra identità di specie; il modo di concepire il cervello e la mente; il modo di vivere e di comunicare. Tutto ciò, attraverso la scienza, obbliga a porci di nuovo le domande di senso fondamentali. Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Ma anche: Cosa possiamo sapere? Quali sono le conseguenze delle nostre azioni? Cosa possiamo fare?

L’universo della scienza oggi, diversamente da quello delineato dalla scienza moderna, è intrinsecamente caratterizzato da una storia – una storia trasformatrice. E ciò vale non solo per i domini del vivente e dell’umano, ma anche per il dominio fisico, per le stesse radici fisiche dell’universo: nell’evoluzione e nella storia cosmica – fisica, biologica e umana – si generano nuovi sistemi, nuove coerenze e nuove proprietà.

In tale universo, le leggi non sono più interpretate come prescrittive, bensì come proscrittive. Di per sé, non impongono un unico stato di cose, ma in primo luogo ne negano infiniti. In altri termini: entro lo smisurato insieme delle possibilità astratte, le leggi selezionano un sottoinsieme più ristretto che comprende le traiettorie di sviluppo che possono risultare. Quale di queste traiettorie abbia poi effettivamente luogo, però, dipende dal contingente intreccio storico di leggi, eventi, singolarità. Le leggi non sono necessità che impongono unici stati di cose futuri, bensì vincoli che canalizzano gli stati di cose futuri. Sono ad un tempo limiti del possibile e condizioni di possibilità. Ciò cambia il senso della scienza, in quanto cambia il senso della sua capacità di previsione del decorso futuro dei sistemi studiati in base alla conoscenza delle leggi. Come ha bene scritto Stephen J. Gould, «noi possiamo spiegare un evento dopo che si è verificato, ma la contingenza ne preclude la ripetizione, persino quando si riparta dallo stesso punto iniziale». Insomma, mentre la scienza ‘classica’ ci chiedeva di spiegare ‘perché le cose sono andate così, e perché era inevitabile che andassero così’, la scienza dei sistemi complessi, oggi, ci chiede di spiegare ‘perché le cose sono andate così, mentre era possibile che andassero altrimenti’. Ciò cambia il senso della scienza in rapporto alla nostra capacità di controllo degli effetti delle nostre previsioni e delle nostre azioni.

D’altra parte, è anche mutato il rapporto fra scienza e tecnologia. Il ventesimo secolo – il secolo delle ‘rivoluzioni scientifiche’ – ha prodotto una continua esplosione delle conoscenze sulla materia, sul vivente e sulla cognizione tendenzialmente priva di sviluppi tecnologici immediati. In ogni caso, questi ultimi seguivano il fronte avanzato della ricerca scientifica con ritmi un po’ ritardati, secondo una logica che era agevole definire di ricerca teorica di base che trainava applicazioni tecnologiche. Oggi, invece, la tecnologia si sviluppa in quasi piena autonomia dalla scienza, al punto da autogenerarsi. La materia intelligente, le biotecnologie, le simulazioni e i mondi immaginari prodotti dall’evoluzione del software e dalle avanzate capacità di calcolo dei computer, gli automi, gli avatar e gli agenti intelligenti stanno entrando nei paesaggi della vita quotidiana senza che quasi siano disponibili teorie in grado di prefigurare possibilità, limiti e conseguenze di questi sviluppi.

Il modo dello sviluppo tecnologico si avvicina oggi, per alcuni versi, al modo dell’evoluzione biologica, che avviene per rapida proliferazione di alternative.

L’evoluzione della tecnologia ha inoltre esteso la sfera della responsabilità umana verso nuovi ambiti. È un’estensione della responsabilità che ha trasformato la natura dell’agire dell’uomo e ha messo in crisi i presupposti dell’etica moderna, centrata sull’idea che la condizione umana sia stabile e che i fini e le conseguenze dell’agire etico siano ‘prossimi’, nello spazio e nel tempo, all’atto stesso e quindi prevedibili, controllabili. La biosfera, l’ecosfera, la geosfera costituiscono oggetti estesi della responsabilità umana e la tecnica non è più considerabile eticamente neutrale né verso l’ambiente esterno (il pianeta), né verso l’ambiente interno (la natura umana). L’intervento tecnologico, sempre più estesamente bio-tecnologico, viene non solo a toccare l’identità umana, ma anche a metterne in discussione la stabilità evolutiva. Le conseguenze delle azioni umane si dilatano nello spazio – eventi di portata apparentemente locale raggiungono sempre più spesso dimensioni globali – e nel tempo – la responsabilità della specie umana coinvolge il suo stesso futuro. È urgente elaborare la coscienza che tutte le ricerche e le teorie scientifiche hanno conseguenze sociali, culturali e politiche di rilevanza cruciale. Si tratta di conseguenze spesso imprevedibili, a scoppio ritardato e, il più delle volte, non solo opposte alle aspettative, ma anche dissonanti o addirittura contraddittorie fra loro.

Nell’età moderna eravamo stati abituati a pensare che la scienza ci desse la verità, in forma neutra, e che noi, usando la nostra libertà come vaglio, la potessimo indirizzare nella direzione del bene. La scienza moderna si è così potuta sviluppare in Europa, nel Seicento e nel Settecento, liberandosi da ogni controllo morale, religioso e politico. Si è così garantita libertà di ricerca e autonomia. C’è stato un periodo in cui scienza, ragione, giustizia, democrazia e uguaglianza avanzavano insieme. Oggi non è più così. Lo sviluppo della conoscenza per la conoscenza, che è propriamente scientifico, è ormai inseparabile dallo sviluppo del dominio, che è propriamente tecnico. La tecnica è al servizio dell’economia, mentre la ricerca scientifica, in campi di frontiera come la chimica e la genetica, entra essa stessa nel mondo del profitto. Motivazioni, scelte, ritmi, tempi, obiettivi della tecnologia dipendono da molti fattori extra-scientifici – economici, sociali, politici – spesso contrastanti con le esigenze puramente conoscitive, e spesso contrastanti fra di loro.

In tutto ciò, il cittadino è privato di ogni controllo sulla scienza. Ma ne è privato anche l’esperto iperspecializzato, che non può controllare e verificare l’insieme dei saperi oggi prodotto. È drammatico che i problemi cognitivi ed etici della scienza siano stati così recintati. Dobbiamo tuttavia riconoscere che l’ostacolo alla comprensione del senso della scienza non sta solo nella nostra ignoranza: si annida anche e soprattutto nella nostra conoscenza, nel modo in cui è prodotta e organizzata. La specializzazione disciplinare produce molti saperi. Questi sono però incapaci di cogliere i problemi multidimensionali, fondamentali e globali. L’università e la scuola ci insegnano a separare (gli oggetti dal loro ambiente, le discipline le une dalle altre), ma non a collegare. Continuano a disgiungere conoscenze che dovrebbero essere interconnesse. La separazione delle discipline ci rende incapaci di cogliere ‘ciò che è tessuto insieme’, vale a dire, secondo il significato originario del termine, il ‘complesso’. Distrugge la possibilità di comprensione e di riflessione, ed elimina anche le possibilità di un giudizio correttivo o di una veduta a lungo termine.

Proprio per la potenza straordinaria dei suoi risultati la scienza richiede dunque l’elaborazione di una cultura in grado di concepirne il senso e di utilizzare appieno le sue straordinarie potenzialità, superando le barriere che frammentando le conoscenze frammentano il reale, rendono incapaci di considerare il ‘contesto’ e il ‘complesso’, rendono incoscienti e irresponsabili.

Letture consigliate
G. Bocchi, M. Ceruti, Origini di storie, Feltrinelli, Milano 1993.
G. Bocchi, M. Ceruti, Educazione e globalizzazione, Raffaello Cortina, Milano 2004.
G. Bocchi, M. Ceruti (a cura di), La sfida della complessità, Bruno Mondadori, Milano 2007.
M. Ceruti, Il vincolo e la possibilità, Raffaello Cortina, Milano 2009.
S.J. Gould, La vita meravigliosa, Feltrinelli, Milano 1990.
E. Morin, I sette saperi necessari all’educazione del futuro, Raffaello Cortina, Milano 2001.
E. Morin, M. Ceruti, La nostra Europa, Raffaello Cortina, Milano 2013.

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