TRANS-

Trans-, prefisso con funzione di preposizione e/o locuzione avverbiale, molto diffuso nell’universo concettuale della nostra civiltà. In un normale vocabolario italiano, ad esempio, fra le voci con iniziale trans- (da transessuale a transistor) o quelle denasalizzate che iniziano con tra- (come traduttore o trapassare), possiamo trovare oltre duecento lemmi con decine e decine di parole derivate. Ma come sorge questo archetipo nel nostro sistema linguistico-cognitivo? Amo fantasticare, con l’aiuto di Ovidio e magari con Michelangelo, sul gesto di un qualche dito indice pantocratore, come quello del Padreterno della cappella Sistina, o su un Zeus/Giove che trasvola l’universo celeste delle Metamorfosi ovidiane e, con l’insaziabile sete amorosa e procreativa, ingravida ogni bellezza imponendo la logica dell’ordine creatore al caos primigenio. Trasvolando, perché il grande latinista francese Jules Marouzeau, nel caso di trans-, ragionando sul morfema ns pensa a un participio presente – come amans o sapiens – di un ipotetico verbo (non attestato in latino ma presente in altre lingue indoeuropee, sanscrito, avestico o antico persiano) dove tra corrisponde al ‘movimento’.
Il gesto direttivo e dardiforme di Zeus richiama fantasie primigenie – noi moderni ci vediamo un ovvio legame con l’orda primitiva dei cacciatori nella cui esistenza l’atto del trafiggere, connesso al tra(n)sfigurare, era abituale – che sono ben riflesse nel corrispondente e speculare greco antico della metamorfosis, da metamorfoo. Il greco meta è sempre connesso con questo insieme concettuale ed è legato all’antico germanico midh, che indica un trapassare nel cuore di una forma nuova. Non diversamente dal dantesco «amor che move il sol e l’altre stelle», Zeus, l’infaticabile genitore di ogni mutamento nel creato, suscita l’ammirazione di Ovidio col suo moltiplicare le meraviglie dell’universo grazie all’infinita progenie di trasformazioni descritte nell’enorme poema delle Metamorfosi.
Piccolo intralcio all’incessante attività sessuale di Zeus, la sua coniuge Hera/ Giunone gelosa di questi tradimenti procreativi: nella sua furia distruggerebbe o incenerirebbe tutto, se la fantasia del pantocratore non le sottraesse le creature compiendo il miracolo della loro salvazione mediante la metamorfosi o trasformazione divinizzante. Così, i nuovi nati divengono costellazioni nel cielo, voci della natura, cristallizzate in forme salde, salve e immutabili. Ahimè, si perde per sempre l’affascinante dinamismo del trans-ire, il movimento che piace tanto anche a noi: variatio delectat.
Di nuovo, il lessico ci ammonisce che tra le altre conseguenze del trans-ire proviamo anche l’obnubilamento della trance cosmica, un termine medico-neurologico che appartiene a questa famiglia linguistica ma indica uno stato per nulla desiderabile e da cui non è facile uscire.

multiverso

18