TRANS-

La parola trans- è costitutivamente incompleta. È un prefisso e in quanto tale funziona solo perché lascia uno spazio vuoto dietro di sé, per accogliere tutta la spontanea esorbitanza del reale e dell’immaginario.
Trans- ha bisogno di elementi complementari per poter diventare parola compiuta, capace di visioni su paesaggi umani e umanizzati, su ammassi di materia vivente frammista a strutture tecnologiche che popolano la nostra storia, ora come in passato.
Lucien Febvre, a modo suo e da storico, di questo aveva parlato al Collège de France durante un ciclo di lezioni incentrate su due parole cardine. Per i suoi studenti aveva trattato l’evoluzione semantica di due termini – onore e patria – sondando in profondità come, sotto l’imperio di circostanze mutevoli, persino due semplici parole raccogliessero tutta la concretezza dell’esperienza umana e delle forme della convivenza quotidiana solcata da passioni, illusioni. Carpire questo evolversi – aveva spiegato – serve tanto più se una parola è sensibile, cioè se genera lotta e divisioni in seno alla comunità con ricadute essenziali. Era l’anno 1947 e la Francia era appena uscita dalla guerra, vittoriosa ma ancora traumatizzata dai carri armati nazisti e dal regime di Vichy che aveva diviso i francesi e confuso il loro sentimento collettivo, appunto, di onore e patria. Secondo Febvre le parole non parlano mai da sole, mai isolate, piuttosto si muovono tra altre parole che attraggono, respingono o da cui si fanno respingere. Le parole, insomma, generano risonanze, relazioni e campi larghi dove l’esperienza umana fa casa e si riposiziona per trovare nuovi orizzonti di senso.
Così anche Trans- prende parte al gioco, tra ibridi e chimere, attraendo discipline che riempiono la sua fertile incompletezza, con lemmi pertinenti: transizione, tramutazione, traduzione, travasamento, transnazionalità, trasferimento, transcultura, transessualità, trasversalità, tradizione, traslazione, transgenerazione, transumanesimo.
La convergenza di questi multiformi universi si sostanzia in un precipitato concettuale che gravita attorno alle dimensioni dell’attraversamento, della relazione con l’altro e del confine. Un limite, fisico o simbolico, nelle sue problematiche rinegoziazioni, fa da fil rouge al numero. Si presta al compromesso rivelandosi un oggetto scomodo della contemporaneità soprattutto quando definisce rigidamente lo spazio geopolitico e l’antagonismo tra modelli culturali o ingabbia i diritti umani ponendosi da ostacolo alla libertà.
Trans- non impartisce una lezione, ma propone un invito. Esorta al confronto con un paradosso: la costanza del cambiamento. Indica la meta sempre provvisoria di un movimento a cui tutto partecipa, vale a dire la trasformazione.
Trans- può liberarsi dalle sue molteplici declinazioni particolari, può trascendere i lemmi per farci scorgere una visione d’insieme e mostrarci la traiettoria di un processo in divenire. Il nostro auspicio è che voi possiate coglierlo attraversando le pagine, leggendo tra le righe, oltrepassando le parole, affinché le parole non valgano solo per quello che ci dicono, ma valgano per tutto quello che tentano di dire, senza riuscirci.

multiverso

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