UGUALE
Editoriale ‘Uguale’
di Andrea Csillaghy
Nella vita di tutti i giorni partendo dalla discorde molteplicità del reale, variegato e multiforme, cerchiamo sempre identità, consonanze, corrispondenze. Il discorso umano stesso è sovente solo affermazione di uguaglianze e similitudini: x è/pare y… Con la metafora poi distendiamo equivalenze fra cielo e abisso: «Quell’uomo è un diavolo»; «Quella donna è una dea».
Nella cultura e nella scienza partiamo invece dalle nozioni di equivalente, indistinto, alla scoperta di differenze e distinzioni sempre più sottili e cogenti.
«Multiverso» si misura questa volta con una delle nozioni e dei valori fondanti della nostra vita e della nostra civiltà: l’uguale.
L’uguale – che vuole e deve essere uguale, ma non lo può essere mai, ed è addirittura bene che non lo sia – appare come un controsenso, un conflitto nella morale, in politica, nel mondo fisico e metafisico. Da esso si snoda la magnifica discussione che segue in queste pagine. L’uguaglianza vi si mostra come uno degli oggetti del desiderio più evidenti, colossali e irraggiungibili della civiltà universale. Un dono che gli dei ci hanno dato e negato simultaneamente e in ugual misura. Rispetto al quale vale forse sempre il monito virgiliano: Desine fata deum flecti sperare precando (‘Piantala di implorare perché le sorti tracciate dagli dei cambino corso’).