VECCHIO NUOVO

Pre-vedere il nuovo. Il nuovo che cerchiamo, ansando o semplicemente curiosi, è il raggio di sole che dardeggia tra le stecche della persiana semichiuse, il giovane corpo che sfugge: entrambi feriscono anche se vanno, pure loro, inevitabilmente, verso un qualche tramonto.

Altra cosa è il ghirigoro, l’arabesco, l’incurvatura barocca che, avviluppandosi, recupera sempre se stessa e con bella maniera salda ciò che vola in su con ciò che pesa, poggia, siede, resta, sta. La vecchiaia, tappa d’arrivo, è anche la santità, il peso, il senes sapiens e il suo opus conclusum, la permanenza, l’attimo fermo e contemplante, il sapis, la beatitudine.

Il film che scorre è una catena di fotogrammi che renderebbero immortale l’istante se solo li osservassimo, potessimo/volessimo osservare, uno ad uno. Il movimento nel tempo è una sequenza di attimi fermi. Di attimi in cui si è insinuata una irrequietezza. Il loro fascino è che sono diversi, si diversificano, cambiano: finalmente qualcosa di nuovo che rompe il cemento della noia.

La bona vita: coniugare i due pezzi dell’ossimoro ‘che tutto cambi e che tutto resti’.

Felicità: che l’angelo ritorni sorridendo con un dono inatteso/atteso, sorprendente ma familiare. Il nuovo è un vecchio che sorprende, il nuovo è una sequenza di vecchi che non puzzano. Odori vecchi sapientemente mescolati insieme danno un profumo. Il nuovo ha bisogno del vecchio.

multiverso

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