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Il futuro dell’uomo bionico. Incontro con Lorenzo Turicchia
Dal punto di vista evolutivo, il corpo umano non è cambiato molto dai tempi dell’homo sapiens. A cambiare è stata invece la sua capacità di costruirsi intorno un ambiente artificiale. Negli ultimi decenni, con una notevole accelerazione, lo stesso corpo è ora diventato un terreno, anche conflittuale, tra ciò che è naturale e ciò che è artificiale. L’impiego della tecnologia, infatti, non è solo terapeutico nel senso di un recupero funzionale, ma è diventato strumento per ottenere performance migliorative. Aumentare le possibilità che ci vengono offerte da impianti artificiali all’interno del nostro corpo ci farà perdere sempre di più le nostre funzionalità naturali? Ricominceremo quel percorso evolutivo interrotto, in termini biologici e fisiologici, arrivando a trasformare l’umanità come la conosciamo? Acquisiremo più opportunità, ne perderemo delle altre? Con queste prime domande Multiverso ha incontrato Lorenzo Turicchia ricercatore presso il Laboratorio di ricerca elettronica al Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston che si occupa principalmente di Bionica, disciplina frutto della sinergia tra biologia, elettronica, informatica e medicina, con particolare riferimento alla realizzazione di applicazioni audio, biomediche e bioelettroniche.
Alle prime domande sono seguiti altri approfondimenti, tra cui il rapporto tra la medicina tradizionale e gli studi propri della bionica, passando poi agli aspetti etici che conseguono dall’automazione del corpo, all’ibridazione uomo–macchina nello sport, in particolare al caso Pistorius. Infatti, se un domani non avremo più una netta distinzione tra uomo e macchina, brevettare qualcosa di artificiale che entrerà a far parte del nostro corpo significherà mettere sotto brevetto il nostro corpo? Un domani ci troveremo, forse, di fronte a due umanità diverse che vivono nello stesso pianeta?