MARGINE

‘Margine’… e subito il pensiero non va alle ‘Marche prestigiose’ dei margini degli Imperi, ai Marchesi (che pur derivano dalla stessa famiglia di parole) che signoreggiano sui confini, ma a tutto ciò che è marginale, emarginato, buttato là nella terra di nessuno delle frontiere, dei limiti, agli orli del mondo dove a stento val la pena di vivere.
A proposito, ma non era Gesù Cristo che aveva un’ottima opinione di costoro?: «Bea­ti pauperes spiritu, quoniam ipsorum est regnum coelorum…, Beati mundo corde, quoniam ipsi Deum videbunt», ecc. ecc.
(E ora c’è questo Papa Francesco – che guarda alle periferie e che un po’ gli assomiglia – la cui parola zampilla cristallina da una fonte originaria e originale del Cristianesimo, e i cui gesti scorrono inaspettatamente come da una fiaba antica. Renderà di nuovo di moda i ‘marginali’?).
‘Margine’ è una parola indoeuropea ma senza etimologia, ‘marginale’ appunto. Si ritrova qua e là. È proprio come una nozione secondaria, bacche fiorite un po’ a caso nel cespuglio semantico delle nostre lingue.
Benché l’École des Annales e storici come Bronisław Geremek o Georges Duby abbiano scritto bellissimi libri su di loro, in realtà non è mai l’ora degli emarginati. Beninteso, neanche di quelli come gli stoici e i cinici veri che vivunt absconditi, e si emarginano da soli e non si sa mai se sono davvero sapienti… o contrabbandieri, o evasori fiscali… Siccome – è ancora Gesù che parla – va dato l’obolo a Cesare, quello, non altro, e a Dio quello che tocca a un Padre che ci ha dato buoni ‘confini’ o margini entro cui vivere, ciascuno farà i conti con questo e con Quello.
A noi qui interessano i margini come terra incognita, quelli di cui l’Ulisse dantesco racconta: «quando venimmo a quella foce stretta, dov’Ercule segnò li suoi riguardi, acciò che l’uom più oltre non si metta…». Essi sono il contesto dei nostri piccoli atti, delle operazioni svolte sulle rive di questi margini, dove amiamo esplorare, esperimentare, congetturare. E quella periferia del reale da cui, come spesso si vede nei bellissimi e originalissimi marginalia dei codici medievali, compaiono buffe caricature, mostri allegorici affascinanti, o chierici spregiudicati che irrompono nel centro per scompigliarlo o rinnovarlo o almeno ridimensionarlo, qualche volta per riderne e comunque segnandone il limite.

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