MARGINE
Marginalia
di Mariela Castrillejo
Sul margine della strada c’è una striscia di terra, un lembo tra la carreggiata e la campagna, è proprio lì, tra gli scarti e i rifiuti di cui si liberano gli automobilisti in estate, che nascono i papaveri, fiori poveri e splendidi che in nessun caso crescerebbero chiusi in una serra.
Jonas Onlus è un’associazione senza fini di lucro nata nel gennaio del 2003 da un’idea di Massimo Recalcati. L’associazione si occupa della cura, della prevenzione e della ricerca scientifica dei cosiddetti ‘nuovi sintomi’ del disagio contemporaneo: anoressie-bulimie, obesità, depressioni, attacchi di panico, dipendenze patologiche, disagio della famiglia, dell’infanzia e dell’adolescenza. Siamo nati in periferia, la nostra clinica concentra la sua attenzione sul lavoro preliminare all’inizio del trattamento analitico, il soggetto dell’inconscio è un soggetto decentrato, uno straniero in patria. Incontriamo spesso soggetti borderline, impossibili da classificare in una diagnosi di struttura, soggetti che non riescono a stare dentro i limiti della legge simbolica, ci occupiamo della marginalità e delle neosegregazioni, perciò, il margine è il nostro territorio elettivo, il luogo dove abitiamo, è il nostro spazio favorito, il margine è il nostro centro.
Dieci anni sono trascorsi dal tempo della fondazione, anni di passione, di impegno e di nuove amicizie, ma anche di perdite, di incontri e scontri, dieci anni di un percorso di sentieri che si biforcano e che ci hanno portato a diventare ciò che siamo oggi. Siamo diventati un’associazione modello di generatività, riconosciuta e premiata per il nostro impegno. L’Archivio della generatività italiana, progettato dall’istituto Luigi Sturzo e dall’Almed, ha individuato alcuni «casi esemplari di generatività» e ha scelto tra questi Jonas Onlus come paradigma. Ha riconosciuto all’associazione la capacità di aver saputo reinventare la tradizione, di aver prodotto valori e significati e di aver saputo affrontare le sfide della contemporaneità in modo generativo. Dal precedente ministero per le Politiche giovanili abbiamo ottenuto il riconoscimento per l’impegno svolto nell’ambito della prevenzione del disagio giovanile e ultimamente la provincia di Milano ha deciso di premiare l’associazione Jonas Onlus per il suo affermarsi negli anni come un importante luogo di cura impegnato a portare, soprattutto nelle scuole, informazioni e conoscenze circa nuove gravi patologie che coinvolgono giovani e adolescenti. Siamo diventati un’istituzione capace di accogliere soggetti alla deriva, disancorati, perduti nel mare buio di un godimento illimitato, soggetti senza l’orientamento di un faro simbolico che illumini la strada vitale del desiderio; un’istituzione di psicoanalisi applicata che si occupa della cura, della prevenzione e della ricerca sui nuovi sintomi del disagio contemporaneo.
Dieci anni fa, al tempo della nascita, aderirono al progetto di Jonas Onlus – portare la psicoanalisi nel sociale – una ventina tra psicoanalisti, psicoterapeuti e psicologi. Oggi i soci sono centocinquanta e una ventina invece, sono le sedi locali incluse nella sua rete associativa: Aosta, Bari, Bologna, Como, Genova, Milano, Monza-Brianza, Padova, Pavia, Pesaro, Pescara, Roma, Torino, Trento, Trieste, San Benedetto del Tronto e Varese e stiamo aspettando la prossima apertura delle sedi di Firenze, Ivrea e Palermo.
Margine / periferia
Siamo usciti dalle torri d’avorio e dal silenzio degli studi privati per abitare la periferia delle città. Portare la psicoanalisi in periferia ha significato esplorare frontiere nuove, entrare in contatto con i disagi contemporanei, incontrare costellazioni sintomatiche e frequentare luoghi sociali fino allora rimasti ai margini dell’interesse della psicoanalisi. La psicoanalisi nel sociale costituisce l’obiettivo principale di Jonas Onlus, il cui scopo primario è rendere possibile un percorso di cura a orientamento psicoanalitico a chiunque ne domandi uno, adottando tariffe accessibili a tutti. Portare la psicoanalisi nel sociale non si riferisce solo a offrire la possibilità di intraprendere una cura analitica a costi equi e sostenibili, ma significa per noi estendere l’azione della psicoanalisi nello spazio, aprire la porta dello studio dell’analista e uscire per diffonderne gli effetti nella città, per ‘portare la peste’ nel campo sociale, collaborando con la rete delle istituzioni territoriali: scuole, ospedali, carceri, comunità terapeutiche, enti pubblici e associazioni culturali.
Margine / preliminare
Clinica del preliminare, prae-limen, prima della soglia. La clinica dei nuovi sintomi, nella nostra teoria, concentra la sua attenzione sul lavoro preliminare per consentire a soggetti, refrattari all’applicazione della psicoanalisi, di poter formulare una domanda di cura. È un trattamento che rende possibile l’inizio del lavoro psicoanalitico. Questa prima operazione, che il paziente compie nel tempo preliminare, è quella di implicarsi nei disordini esistenziali di cui viene a lamentarsi: un movimento che porta a riconoscersi causa della sofferenza personale, a vedere il contributo proprio nel promuovere il godimento sintomatico. Il secondo movimento opera sulla domanda, la richiesta di aiuto, di sostegno, di guarigione si trasforma in bisogno di analisi, di sapere, di deciframento della verità che il sintomo racchiude in sé.
Margine / borderline
Nella clinica lacaniana, il borderline definisce la categoria degli ‘inclassificabili’, la categoria nella quale il paziente sembra non rientrare in alcuna delle strutture freudiane, ovvero la nevrosi, la psicosi o la perversione. Il paziente contemporaneo è borderline soprattutto perché nel suo comportamento si evidenzia il superamento di una linea di confine, il limite simbolico della ‘legge del Padre’. Di conseguenza, vive al limite, nell’eccesso del godimento e della pulsione di morte. In questa compulsione a mettersi sulla soglia dell’esistenza rivela il suo bisogno inconscio di incontrare un limite nel reale, di trovarsi alle prese con un’esperienza di castrazione che non si è potuta incontrare simbolicamente nella propria esistenza. Il tratto peculiare che contraddistingue i nuovi sintomi è proprio questo, la spinta al godimento illimitato: anoressie-bulimie, mangiare eccessivamente o non mangiare per nulla, trovare interesse solo nella cura per il proprio corpo e per il proprio aspetto, nuove tossicomanie, sballarsi continuamente con le sostanze, dipendenze da gioco, dilapidare l’intero patrimonio davanti ad uno schermo, depressioni, isolarsi nella propria stanza sono modi sintomatici diversi di ottenere un godimento che oltrepassa l’esperienza del piacere.
Margine / orizzonte
«Vi rinunci dunque piuttosto colui che non può raggiungere nel suo orizzonte la soggettività della sua epoca». Con queste parole Jacques Lacan affermava che ogni psicoanalista deve reinventare la psicoanalisi, trovando i modi di intervento adeguati all’epoca e alle contingenze storiche e sociali. L’esperienza della psicoanalisi a Jonas non è stata intesa come una rigida tecnica da applicare ma come un discorso che incoraggia ciascuno dei nostri pazienti a manifestare la singolarità soggettiva che abita in loro. È stato fondamentale non essere legati al protocollo di una cura standard e anonima, è stato di vitale importanza non averci chiuso nello spazio angusto di un setting che avrebbe soffocato la cura psicoanalitica, è stato necessario non diventare schiavi dei dogmi formali di una tecnica sovrana. In Jonas la psicoanalisi applicata ha avuto il coraggio di conquistare territori inesplorati, di aprire il campo non solo sui nuovi sintomi ma anche di sperimentare nuovi setting. La conduzione analitica del piccolo gruppo monosintomatico e la creazione di gruppi di parola nelle istituzioni della città danno testimonianza di quest’esperienza.