QUASI

Come si fa ad arrivare ‘quasi’ sulla cima di una montagna? Secondo buonsenso, o ci arrivi o non ci arrivi. Punto. Ma il buonsenso non appartiene all’alpinismo, un’attività che, come è noto, è faticosa, rischiosa, spesso anche costosa e soprattutto completamente inutile.

Ma il ‘quasi’ può fare la differenza. Nel 1997 due grandi alpinisti, Sergio Martini e Fausto De Stefani, stanno salendo il Lhotse, la quarta montagna della terra (8.516 m). Con un ultimo sforzo, in mezzo alla nebbia e alla tempesta, arrivano in vetta ma si fermano sotto una cornice più alta e pericolosa. Scendono vivi. A Kathmandu si recano a raccontare la salita, come hanno sempre fatto tutte le spedizioni, a Liz Ann Hawley, la memoria vivente dell’Himalaya e la conservatrice delle notizie storiche sulle salite degli Ottomila. «Erano arrivati così vicino alla cima che dichiararono di poter ragionevolmente sostenere di aver compiuto l’ascensione», ha raccontato la giornalista americana. «Per me e il mio amico – aveva detto in quel colloquio Martini, con De Stefani seduto vicino – in quelle condizioni, quella per noi è la cima. Sappiamo che quello non era il punto più alto, ma per noi quella è la cima» (E. Hawley, Which Way to the Summit?, in The Himalaya by the Numbers, The Himalayan Database, 2021, p. 82).

‘Quasi’ la cima. Un altro raccoglitore di statistiche alpinistiche, Eberhard Jurgalski, pochi anni fa ha riconsiderato nel suo sito www.8000ers.com la speciale classifica dei salitori di tutti gli Ottomila sulla base del principio tautologico che «il punto più alto di una montagna è l’unico che può essere indicato come vetta». Grazie a un’analisi incrociata di riprese con droni e dati GPS ha ricostruito le ‘false vette’ di una serie di Ottomila, dal Dhaulagiri (8.167 m), all’Annapurna (8.091 m), al Manaslu (8.163 m), cime che presentano una cresta dove non è sempre facile intuire, dopo giorni di salita, se si è giunti sul punto più alto (D. Gildea, The History of Climbing the World’s Highest Peaks Is Not What it Seems, 2020; S. Ardito, Chi ha salito davvero gli “ottomila”?, 10 agosto 2022; L. Pinter, Il reale valore della collezione di Ottomila, 13 ottobre 2023).

Assieme a quella di De Stefani e Martini sul Lhotse sono state così disconosciute decine di salite, e ben 41 alpinisti sono stati cancellati dalla lista di coloro che hanno toccato tutti i 14 Grandi della terra. Compreso il primo in assoluto, Reinhold Messner che completò la sua collezione nel 1986, spodestato per via dell’ascensione del 1985 all’Annapurna, dove «molti alpinisti si fermano tra 65 metri a ovest o 190 metri a est della vera cima». Emblematica la risposta di Messner: «non ho mai rivendicato nessun record, perciò non mi possono togliere nulla. Le montagne cambiano, sono passati quasi quarant’anni, se qualcuno è salito sull’Annapurna di certo siamo stati io e Hans Kammerlander» (S. Ardito, Allora Reinhold Messner non ha salito tutti gli “8000”?, 25 settembre 2003).

Anche la scalatrice Nives Meroi, terza donna a completare la collezione dei 14 Grandi della terra nel 2017 e prima a farlo in coppia, con il marito Romano Benet, dopo la pubblicazione dei dati di Jurgalski si è vista togliere la salitalampo del Manaslu compiuta nel 2008, dopo solo tredici giorni dall’arrivo al campo base. «Quando Romano ed io abbiamo visto l’immagine del drone ci siamo resi conto di non aver raggiunto la vera cima della montagna – ha dichiarato in un’intervista nel 2022 – abbiamo anche pensato che sarebbe bello tornare e cercare di salire quegli ultimi pochi metri per soddisfazione personale, ma pensare di ritornare lì, con il circo che c’è su queste montagne oggi, onestamente, ci fa star male. E purtroppo, provare in inverno è troppo costoso per noi» (A. Beneavides, Jurgalski Drops Bomb On Mountaineering History, But…, 13 luglio 2022).

Il fatto che ‘non valga’ arrivare a qualche decina di metri di distanza e pochi metri di dislivello dalla vetta di una montagna che richiede giorni di arrampicata appare solo una delle contraddizioni di un alpinismo, quello himalayano, in profonda trasformazione. Dopo l’età della competizione tra le nazioni per la conquista degli Ottomila tra anni Cinquanta e anni Sessanta, c’è stata quindi la ricerca delle salite per tutti i versanti e per tutte le stagioni, durata altri due decenni: forse il periodo di maggior impegno tecnico e con il più alto numero di vittime in proporzione ai successi raccolti. Poi è iniziata la ‘fase commerciale’, con agenzie internazionali (e ora anche ‘locali’, cioè nepalesi) che organizzano spedizioni superorganizzate per clienti anche neofiti che vogliano provare l’ebrezza di toccare uno dei culmini della superfice terrestre. L’influencer francese da 7 milioni di followers, Inoxtag, sponsorizzato da due colossi dell’abbigliamento di montagna, con un anno di preparazione fisica, seguito da una guida ma senza alcuna esperienza alpinistica, ha salito l’anno scorso l’Everest (8.848 m) e ne ha ricavato un film da milioni di visualizzazioni.

Negli ultimi anni è poi partita la corsa a chi salga i 14 Grandi in meno tempo. Il nepalese Nirmal Purja con il progetto ‘Possible 14/7’ completava nel 2019 tutte le salite in poco più di sei mesi, un record che è stato polverizzato nel 2023 dalla scalatrice norvegese Kristin Harila, che li ha saliti tutti in 92 giorni. Tutti questi record sono possibili perché le modalità di svolgimento delle imprese e le condizioni delle montagne sono cambiate profondamente in questi anni. Gli avvicinamenti vengono compiuti in elicottero, i campi base sono delle specie di cittadine (o quantomeno dei campeggi attrezzati), i percorsi di salita sono serviti da migliaia di metri di corde fisse, con una pista costantemente tracciata. È poi decisivo se la salita è compiuta con il supporto di portatori e l’utilizzo dell’ossigeno, per l’ascesa o anche solamente durante i momenti di riposo. Lo stile alpino con cui Messner salì molti dei suoi Ottomila, seguito anche da Meroi e Benet, è un altro pianeta.

Molti si scandalizzano per la trasformazione consumistica dell’alpinismo himalayano, che altro non è quanto è successo, in tempi diversi, sulle grandi cime delle Alpi. Prima le conquiste nazionali, poi le difficoltà tecniche, quindi la stagione delle cime aperte ‘a tutti’ accompagnati dalle guide. La salita del Tetto d’Europa, facile ma che sfiora i 5.000 metri di quota, è offerta dalle agenzie di Chamonix anche a gente totalmente inesperta di montagna con una settimana di addestramento, al costo di qualche migliaio di euro. I record di velocità su singole vie o cime sono ormai una categoria a sé stante: sulla classica via Heckmair sulla parete nord dell’Eiger la partenza ufficiale avviene da un punto ben preciso, una specie di blocco di partenza. Il record di velocità di 2 ore e 22 minuti è del 2015, dell’alpinista svizzero Ueli Steck, morto due anni dopo in Nepal mentre si allenava per compiere la difficile traversata Everest-Lhotse in sole 48 ore e senza ossigeno. Insomma, la cima è solo uno dei prodotti offerti dal supermarket-alpinismo, dove ognuno sceglie di prendere dalla montagna ciò che gli pare. Il recordman sponsorizzato ha bisogno di avere la certificazione di aver raggiunto la cima per la comunicazione delle sue aziende, il dilettante che raggiunge un Ottomila con grande impegno (magari economico) la vuole per poter dire di aver realizzato un sogno. Per molti altri invece, pochi metri in più o in meno, che magari possono costare la vita, non significano nulla: se sono arrivato o meno sulla cima del Lothse, ha dichiarato De Stefani in un’intervista online su montagna.tv, «è una cosa mia privata. L’alpinismo è anche una cosa privata».

Stefano Ardito, Allora Reinhold Messner non ha salito tutti gli “8000”?, 25 settembre 2003 www.montagna.tv/226689/ allora-reinhold-messner-nonha- salito-tutti-gli-8000/

Stefano Ardito, Chi ha salito davvero gli “ottomila”? I dati di Eberhard Jurgalski turbano l’alpinismo himalayano, 10 agosto 2022 www.montagna.tv/205802/ chi-ha-salito-davvero-gli-ottomila- i-dati-di-eberhard-jurgalski- turbano-lalpinismo-himalayano/

Angela Beneavides, Jurgalski Drops Bomb On Mountaineering History, But…, 13 luglio 2022 explorersweb.com/jurgalski- drops-bomb-on-mountaineering- history-but

Fausto De Stefani, De Stefani: l’alpinismo è una cosa privata, intervista di Sara Sottocornola, 6 agosto 2008 www.montagna.tv/8266/ de-stefani-lalpinismo-e-unacosa- privata/

Damien Gildea, The History of Climbing the World’s Highest Peaks Is Not What it Seems, 2020 publications.americanalpineclub. org/articles/13201215692

Elizabeth Hawley, Which Way to the Summit?, in Richard Salisbury, Elizabeth Hawley, Billi Bierling, The Himalaya by the Numbers. A Statistical Analysis of Mountaineering in the Nepal Himalaya, 1950-2019, Second Edition, The Himalayan Database, Ann Arbor (Michigan), 2021, p. 82.

Laszlo Pinter, Il reale valore della collezione di Ottomila, 13 ottobre 2023 gognablog.sherpa-gate.com/ il-reale-valore-della-collezione- di-ottomila/

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