VUOTO
«Se l’ignoranza fosse un vuoto sarebbe facile riempirlo di cose, di cultura, di civiltà. Ma l’ignoranza, caro mio, è un pieno. È un muro, e i muri si possono solo abbattere, oppure scavalcare». A partire da questa frase di Antonio Tabucchi raccolta da Andrea Bajani, Multiverso si interroga sul ruolo che il vuoto, in primis il vuoto di conoscenza, ha nella società contemporanea. Infatti, a fronte di una sempre maggiore disponibilità di informazioni, crescono teorie e tesi di ogni tipo che finiscono spesso per diffondere falsità e pregiudizi mettendo in crisi il prestigio e l’autorevolezza del pensiero scientifico.
E poi, le altre mille sfaccettature del vuoto: lo cerchiamo o lo rifuggiamo? Lo viviamo come una desolazione? o può essere fonte di consolazione? Il vuoto interiore e quello esteriore coincidono? L’esperienza del vuoto cosa ci porta, angoscia? o senso di libertà? E quando il vuoto è istituzionale? normativo, di democrazia, di rappresentanza, di lavoro, di assistenza, di istruzione? I tempi che stiamo vivendo, con i loro scenari in continuo cambiamento, richiedono un impegno che si apra a una prospettiva più ampia di quella individuale. Ma è solo a partire da noi stessi che saremo in grado di rispondere al vuoto etico che ci assedia, un vuoto di senso, di umanità, di responsabilità, di storia, di passato e di futuro.
Scambio di voci tra
LAURA BOELLA , GIULIO GIORELLO , VITO MANCUSO e SALVATORE VECA
L’ignoranza è un vuoto o un pieno? È un vuoto di saperi? O un pieno di non saperi?
Andrea Bajani, nel suo libro Mi riconosci racconta un pensiero che gli disse Antonio Tabucchi: «se l’ignoranza fosse un vuoto sarebbe facile riempirlo di cose, di cultura, di civiltà.
Ma l’ignoranza, caro mio, è un pieno. È un muro, e i muri si possono solo abbattere, oppure scavalcare».
Scambio di voci tra
ANTONELLA VIOLA e ADRIANO ZAMPERINI
Che ruolo ha la scienza nella nostra vita? Ci dobbiamo fidare? Cosa passa tra ciò che ignoriamo e quello che pensiamo di sapere?
Uno dei segnali più chiari della difficoltà in cui si trova la nostra società sta nel suo rapporto con la scienza e, più in generale, con la conoscenza. A fronte di una sempre più marcata specializzazione del sapere e di una sempre maggiore disponibilità di informazioni, crescono teorie e tesi di ogni tipo. Così, se da un lato assistiamo alla difficoltà di comunicare della scienza, con la sua conseguente perdita di autorevolezza, dall’altro siamo di fronte a una modalità di informarsi che rafforza e conferma i propri pregiudizi, lasciando spazio all’ignoranza. Ne abbiamo parlato con Antonella Viola, Franca D’Agostini, Daniele Giglioli, Ugo Mattei.
Scambio di voci tra
Che fine faranno i diritti? Dal loro massimo riconoscimento negli anni Settanta al vuoto di oggi: una sconfitta per la nostra Costituzione?
Gli anni Settanta, che purtroppo vengono spesso ricordati solo per essere stati gli anni di piombo, sono stati soprattutto gli anni delle grandi riforme. Sono di quel periodo le leggi che hanno dato forma al nostro stato democratico, contribuendo all’attuazione di molti dei princìpi e dei valori presenti nella nostra costituzione. Non era successo prima e non è tornato a succedere dopo, anzi, oggi quelle conquiste sembrano destinate al congelamento. Perché è successo proprio in quel momento storico?
Scambio di voci tra
Siamo un paese senza storia? Perché viviamo con così tanti vuoti di memoria? Per rimuovere traumi e dolori? Eppure l’arte…
Spesso l’arte, in alcune sue espressioni come per esempio la letteratura e il cinema, riesce a recuperare l’attenzione dell’opinione pubblica su drammi avvenuti anche molto tempo prima ma che, al momento del loro accadimento, erano stati vissuti in modo troppo distaccato. Come mai è più facile che l’immedesimazione con il dolore degli altri avvenga quando ormai l’immaginario l’ha confinata a una certa distanza ed è difficile, invece, che avvenga in presa diretta?
Scambio di voci tra
LAURA BOELLA e IDA DOMINIJANNI
Chi si chiede più «che senso ha?». Siamo pervasi da un senso di vuoto o è solo cambiato il nostro modo di dare un senso al mondo?
Come sta cambiando il rapporto tra noi e i nostri sensi? È cambiato il nostro modo di dare un senso al mondo? È tutto ormai regolato da un consenso che sta diventando sempre più unico? O esistono margini per un senso-altro?